“L’Italia è il nostro partito” | Michele Emiliano

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Alle prossime elezioni politiche rischiamo forte che i voti presi da 5 stelle, lega e fascisti della Meloni diano loro la maggioranza numerica almeno alla camera. E anche se non si metteranno d’accordo per fare un governo, faranno passare un periodo caotico in un momento molto grave per il paese, con un debito pubblico che continua a aumentare mentre crollerà la fiducia degli investitori in un paese che non riesce a darsi un governo, e quando ci riesce non riesce a portare a termine nessuna riforma, per cui gli interessi dei nostri titoli di stato andranno alle stelle, aumentando il deficit per cui dovremo aumentare l’IVA.

Quando c’è un grosso problema, il tipico comportamento dei riformisti è cercare una soluzione; quello dei populisti è cercare un colpevole e incitare al linciaggio prima del processo. E, tradizionalmente, in questi casi il tipico comportamento della sinistra italiana è di fare una scissione, come hanno appunto fatto i nostri del MDP: così pensano di salvarsi la loro anima bella mentre mandano a rotoli il paese. Ma anche noi del PD non siamo immuni da critiche; è quasi un anno che abbiamo perso il comune di Torino e non ne abbiamo ancora discusso; il 4 dicembre Renzi ha preso una tranvata in faccia, e anzichè cercare di capire il perchè si è messo a dare in smanie per andare a votare subito, o forse no.

“L’Italia è il nostro partito-noi siamo il partito“ questo il titolo della mozione, che sta anche a significare che il partito con un uomo solo al comando che si rivolge più a un popolo indistinto che agli iscritti, non fa parte della nostra cultura politica.

Noi partiamo dalla Costituzione, dalla sua prima parte, quella intangibile, che stabilisce che lo Stato ha il compito di abbattere le barriere di ordine naturale, sociale ed economico che ostacolano la piena realizzazione della personalità, della dignità e dei progetti di vita di ciascuno.

Siamo il partito erede della resistenza, del movimento operaio, dello statuto dei lavoratori, e nostro compito è progettare un futuro in cui i diritti sociali e civili e il bene comune siano al centro della democrazia e della cittadinanza. Siamo convinti che questo terribile e intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’essere umano, del suo benessere e della sua felicità.

Il PD è il nostro partito

Non siamo e non vogliamo essere il partito di quelli che aspettano nell’anticamera dell’establishment di un mondo ingiusto, ma il partito dei militanti che questo mondo vogliono trasformare: il PD dovrà diventare una piattaforma, anche web, che faccia conoscere e utilizzi al meglio i nostri saperi, le nostre storie e inostri progetti.

Non vogliamo essere il partito dell’uomo solo al comando che parla col resto della nazione e del mondo, e per questo vogliamo vietare il cumulo delle cariche di segretario e di candidato premier, che ci ha portato all’assurdità di chiamare i passanti a votare per gli organi di partito. Oltretutto è molto probabile che alle prossime elezioni non saremo noi il primo partito, e la pretesa che il nostro segretario diventi automaticamente il primo ministro assumerà un sapore ridicolo. Mentre abbiamo un gran bisogno di un segretario a tempo pieno che avvii una riflessione collettiva su chi siamo, cosa vogliamo e cosa possiamo fare.

L’Europa è il nostro partito

La crisi iniziata nel 2008 per l’avidità truffaldina della finanza anglo-americana, cui il duo Clinton-Blair ha concesso di superare la divisione tra banche di investimento e banche di risparmio, stabilita dopo la grande crisi del ‘29, ha di nuovo messo in crisi i risparmiatori del mondo e soprattutto del nostro paese, che ha un sistema bancario inadeguato e troppo localistico.

La risposta demenziale di quelli che si sono autonominati esperti del neoliberismo continua a cercare di ottenere lo sviluppo con l’austerità e non con gli investimenti, in un momento in cui il costo del denaro è vicino allo zero, e quindi gli investimenti è ora di farli. È ora di smettere di riverire questi cosiddetti grandi economisti (e a dire che hanno la stessa formazione e autorità degli astrologi che usano il computer): meglio seppellire loro con una risata, che la nostra civiltà con un funerale per inedia… l’alternativa è un mondo costruito per pochi miliardari, tanti disoccupati e tantissimi lavoratori al livello del Bangladesh; un mondo che può essere governato solo con la moltiplicazione delle dittature.

Il Lavoro è il nostro partito

Dobbiamo rovesciare l’impostazione oggi prevalente e andare verso un mondo basato su una crescita economica e culturale ad alta intensità di lavoro garantito e dignitoso: l’evoluzione dei sistemi di comunicazione, che per ora consente solo di accumulare enormi utili nei paradisi fiscali, ce lo può consentire se il potere politico si impone. Altrimenti la rivoluzione digitale ci porterà a una moltiplicazione di precari informatizzati.

La Scuola e l’Università sono il nostro partito

Il lavoratore consapevole e informato deve essere al centro della democrazia, la sua formazione deve essere affidata a una scuola all’altezza dei suoi compiti, con insegnanti adeguati ai quali va restituita la dignità della loro fondamentale funzione, come avviene in tutto il mondo civile. Oggi in Italia il diritto allo studio è scarso, l’istruzione e la formazione degli insegnanti non sono considerate importanti e la loro selezione, a partire dai massimi livelli di troppe università dove i professori non risiedono, risente ancora di pratiche oscure: la conseguenza è la fuga dei cervelli, che vanno a arricchire altre nazioni.

L’Ambiente e il Mezzogiorno sono il nostro partito

Subito dopo l’investimento nella formazione deve venire quello nella tutela dell’ambiente e del nostro patrimonio culturale, che vediamo deperire e crollare mentre è un’immensa risorsa, unica al mondo e diffusa su tutto il nostro territorio. I problemi del nostro Mezzogiorno non possono essere risolti solo dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, occorre ottenere l’efficiente e trasparente funzionamento di tutte le istituzioni locali e un progetto di investimenti esenti dalle continue e pressanti intrusioni dei saccheggiatori in corso d’opera, contro i quali deve esserci il massimo rigore, soprattutto se per disgrazia si annidassero nelle nostre file.

I Diritti Civili sono il nostro partito

La nostra società ha ancora bisogno di una costante attenzione ai diritti civili, finora osteggiati da una cultura clericale che va lentamente cambiando, ma che devono ancora essere adottati dai migranti che peraltro dobbiamo imparare a trattare come una risorsa e non come un problema. Chi ce la fa a arrivare è senz’altro più robusto, coraggioso e intraprendente di quelli che rimangono, e arriva già pronto a lavorare: è una ricchezza che ci viene donata, il cui utilizzo, come sanno per diretta esperienza tanti nostri parenti, ha fatto degli USA la prima potenza del mondo, che ora i muri di Trump faranno regredire.


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